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Tra le altre, nella stagione 2005-2006 il Cervia, squadra protagonista del programma televisivo Campioni, il sogno, cambia nome in Vodafone Cervia sponsorizzato dalla compagnia telefonica Vodafone. Gli anni ’90 sono il trionfo del poliestere, un tessuto versatile, che può essere appunto: stampato a piacere (sponsor, numeri e nomi dei calciatori compresi) oppure addirittura creato con trame particolari, come può essere il logo dello sponsor tecnico o della squadra stessa. In secondo luogo, il nome dello sponsor non si è mai sovrapposto a quello delle squadre, che sono già di per sé dei marchi consolidati dal tempo e dalla tradizione. Era per me troppo facile irritarmi e gridare che con quel che succedeva, con le morti, con gli incendi, coi deportati, con l’inverno e la fame, ci voleva buon tempo a disperarsi per capriccio, per pene di cuore. In molti casi non mancano nemmeno gli sponsor sui pantaloncini e a volte anche nella parte dietro della divisa, sulla schiena, in basso sotto al numero del calciatore. I dubbi erano legati al fatto che uno sponsor potesse, grazie ai soldi, influenzare la gestione di una squadra o addirittura superarne il “peso storico” (come succedeva nel basket di allora, ad esempio). L’esperimento però si rivelò positivo, in quanto l’apporto annuale di denaro dello sponsor per un team come ad esempio, la Juventus, rappresentava si e no l’incasso di due match al Comunale, quindi di certo non andava ad intaccare le dinamiche di gestione della squadra.
All’epoca era concesso uno spazio di dodici centimetri quadrati sul lato destro della maglia, in alto, per inserire il logo dello sponsor tecnico. Gli sponsor di maglia, come abbiamo già detto, debuttano in Serie A nella stagione 1981-82. Tra i primi marchi ricordiamo JD Farrows (Fiorentina), Ariston (Juventus), Snaidero (Napoli), Canon (Verona), Misura (Inter), Barilla (Roma), Seleco, Phonola, Agfa Color. Ci sono squadre che nei primi tempi amano cambiare praticamente tutti gli anni (Milan, Napoli, Torino, Genoa, Avellino) e altre che restano fedeli per molti anni al proprio sponsor. La squadra umbra è fin dall’avvio di campionato relegata nei bassifondi della classifica, e neanche gli avvicendamenti in panchina a stagione in corso tra Sandro Pochesci e Ferruccio Mariani, e infine Luigi De Canio, sortiscono effetti. La tendenza al rinnovo nelle maglie calcio anni 80 varia da squadra a squadra: c’è chi, come il Milan, cambia sponsor ogni anno (i primi in assoluto: Pooh, Hitachi, Olio Cuore, Oscar Mondadori) e chi come i cugini interisti, che dopo aver provato “Inno-Hit”, passano a Misura con un contratto che dura parecchi anni (ricordiamo anche la Roma fedele alla Barilla).
Perché la federazione calcio ha stentato a permettere gli sponsor di maglia? Dalla serie “Maglie Juventus storiche”, di seguito la mitica maglia “Ariston” indossata dal compianto Scirea. Di seguito un bell’esempio di maglie calcio retro con Conti e Pruzzo in posa. Il 17 maggio 2015, dopo la sconfitta casalinga 0-1 contro il Palermo, il Cagliari retrocede matematicamente in Serie B dopo aver disputato undici campionati consecutivi in Serie A. Al termine della stagione lasceranno i colori rossoblù il capitano Conti che lascerà il calcio giocato e il fantasista cagliaritano Cossu che passa all’Olbia. Questi sono i brand europei più altisonanti, ma anche l’Italia non è da meno, con Americanino (Udinese anni ’80), Pop 84 (Ascoli anni ’80), Linea Time (Napoli anni ’80), Gazelle (Brescia), Mec Sport (Inter anni ’80), Rolly Go (Milan anni ’80), Diadora (Bologna, Roma, Udinese e nazionale Italiana dal 1986 al 1994), Lotto Sport (Vicenza, Monza, Milan, Juventus), Errea Sport (Parma anni ’80-90, Pescara Calcio, Empoli, Brescia), ABM Sport (Torino e Fiorentina anni ’80-90 e diversi club di Serie B) Asics, (Sampdoria, Atalanta, Lecce) e Kappa Sport che ha vestito numerose squadre italiane dagli anni ’80 in poi.