Se lo sport più amato d’Italia saluta un campione, il calcio valdostano perde il più grande di sempre. Le partite si disputano alle ore e nei luoghi più strani (alcune finali avvengono a migliaia di chilometri dalle sedi delle squadre interessate), i costi sono tanti elevati che la stagione viene allungata a dodici mesi l’anno, con grave pregiudizio per la salute degli atleti, soggetti ad infortuni sempre più numerosi e seri, anche in considerazione del ritmo crescente impresso ad uno sport che ha bisogno anche di pause e fasi di lentezza. La squadra indossa un kit tutto blu per le partite in trasferta. Il recordman di presenze in maglia clivense è l’attaccante Sergio Pellissier, che dal 2000 al 2019 superò le 500 partite nei campionati professionistici. La partnership proseguì tuttavia solamente per due stagioni e si concluse nel 2021 in concomitanza con l’estromissione della formazione maschile dai campionati nazionali. Fino al 2001, fra Chievo e Hellas non esisteva un reale rapporto competitivo: i più blasonati scaligeri erano il baluardo attorno al quale era ruotato per quasi tutto il XX secolo il calcio veronese, mentre i «Mussi» venivano inizialmente visti come una piccola squadra di quartiere che per decenni si era barcamenata nelle serie inferiori, giocando stabilmente nelle categorie nazionali soltanto dal 1975. La prima promozione in Serie B del Chievo arrivò solamente nel 1994, così tra le tifoserie clivensi e scaligere non vi era di fatto mai potuta essere una vera rivalità sportiva; a riprova di ciò, proprio nel 1994, in occasione della decisiva trasferta di Carrara per l’approdo della «squadra della diga» in cadetteria, centinaia di supporter dell’Hellas si aggregarono a quelli del Chievo per sostenere congiuntamente la piccola realtà di borgata.
L’unica, storica rivalità dei tifosi clivensi è quella cittadina coi sostenitori del Verona. In questi quattro anni, nella gestione bellini abbiamo preso dalla lega minimo venti milioni di euro di contributi e con la vendita dei due under, minimo altri quindici milioni! Risale a fine ottobre l’annuncio della vendita di una quota di minoranza di K-Way a Permira: sarà questo il modello di business che seguiranno anche per gli altri marchi del gruppo Kappa, Superga e Sebago? Il Natale significa soprattutto giochi, di tutti i tipi e per tutte le tasche: questo sarà inevitabilmente il natale di Nintendo Switch, divenuto ormai maturo: noi l’abbiamo provato con Mario Tennis Aces, che per chi vuole può provare anche con le racchette da tennis specifiche. Tornai verso il gruppo: chi mangiava, chi beveva, chi chiacchierava. Sul versante fumettistico, alla squadra clivense è stata dedicata la terza di copertina di Topolino Gol dell’aprile 2014, con protagonisti i personaggi Disney di Clarabella e Paperoga bardati dai colori e simboli gialloblù. La «guerra dei simboli» scoppiata nell’estate del 2010, riportò in auge la discussione tra le opposte fazioni sportive riguardante i colori e gli stemmi societari impiegati dal Chievo. In un primo momento, nell’estate 2017, dopo che la Fimauto Valpolicella aveva conquistato la promozione in Serie A, il presidente clivense Luca Campedelli ufficializzò l’affiliazione tra le due squadre, acquisendo come socio di maggioranza il 51% delle quote del Valpolicella e facendone ufficialmente il settore femminile della storica società.
I «Butei» rimproverarono ai «Mussi», tra le altre cose, l’uso degli stessi colori sociali (il giallo e il blu delle insegne comunali, quando le tinte originali del Chievo erano il bianco e l’azzurro). La maggior parte della tifoseria clivense rifugge dalla mentalità ultras tipica delle altre curve italiane, preferendo identificarsi come semplici «sostenitori» della loro squadra. Dopo la retrocessione dell’Hellas in Serie C nel 2007, si iniziò perfino a parlare seriamente di una fusione tra le due formazioni, con la tifoseria numericamente ed economicamente molto più fruttuosa dei veronesi. Dopo l’esclusione del Chievo dai campionati professionistici, dal 2021 una buona parte dei North Side ha seguito la Clivense, società fondata dall’ex gialloblù Sergio Pellissier e che ha de facto coperto il vuoto sportivo venutosi a creare. Ogni edizione dei campionati mondiali di calcio, a partire dal 1966, ha avuto la propria mascotte. Esilarante e acuminata, la guida insegna come entrare (e uscire vivi) dalle scuole di calcio, come diventare portaborse dei campioni o accedere al Master di Coverciano, che sforna ogni anno venti nuovi Mister. Tra le altre scuole superiori è degno di nota il Liceo Scientifico Albert Sabin.
Eppure un piccolo particolare sportivo per ricordare Karl Lagerfeld, morto oggi a 85 anni, c’è. In Inghilterra, Spagna e Francia, la coppa nazionale fu creata prima del campionato, dando così alla FA Cup, alla Copa del Rey e alla Coupe de France un fascino e un’aura particolare. Quarto classificato alla Coppa d’Africa 1992, il Camerun non si qualificò all’edizione successiva del torneo, alle prese con un periodo di ricambio generazionale che ebbe conseguenze negative sui risultati della squadra. Matura così la decisione di affidare a questi anche la progettazione della nuova sede della casa editrice che, tra il 1967 e il 1968, acquista un’area di oltre 166 000 metri quadrati nel comune di Segrate, alle porte di Milano. Con la promozione in Seconda Divisione nel 1929 dietro delibera del Direttorio Federale della F.I.G.C., nel 1934 la squadra rossoblù arrivò alle finali, superando in sequenza: Faenza, Castel Bolognese e il Modena sul campo neutro di Bologna, salendo così in Prima Divisione. Nel decennio seguente, complice la buona gestione societaria Campedelli-Sartori sulla sponda clivense e quella tribolata Pastorello-Cannella su quella scaligera, il «Céo» rimase una presenza fissa nella massima serie italiana, maglie giappone calcio mentre il Verona iniziò un lento declino.